giovedì, novembre 10, 2005

IDEA

Viaggio sulla mia Bentley rubata, il vestito è quello delle grandi occasioni. Sono le cinque e quaranta del mattino. Il piede mi fa ancora male e non riesco ad ingranare la terza marcia. Velocità di crociera 20 km/h. Intorno un lunghissimo viale di querce, il sole scopre i colori delle foglie e una donna che corre. E' vestita direttamente dal centro di sperimentazione e ricerca sui materiali della Nike e probabilmente il suo lettore mp3 trasmette i Refused a tutto volume. Quello sguardo mi segue attentamente, non capisco, mi sorride. Non penso abbia capito. Per fortuna ho in tasca i miei antidolorifici, 3 basteranno. Ora la velocità è di settantaquattro km/h. La destinazione è Londra. Non mangio da venticinque ore e quel bar mi sembra una buona idea. Entro e tutti mi fissano, ignoro ostentando superiorità. Ordino due birre e due panini. Approfitto della lunga attesa per studiare le reazioni degli individui che mi circondano, alcuni si parlano all'orecchio, altri bevono birra rumorosamente, la maggioranza ride di me. Non hanno capito e ciò mi conforta. Mangio, bevo e riparto.Ho finito le sigarette e il prossimo tabacchi è casa di Luana. Il suo cane è sempre più grasso ma lei non cambia mai, la trovo addormentata sul divano con il telecomando in mano, la tv parla di me.La sveglio dolcemente e le racconto tutto, finalmente sono me stesso. Mi da il suo aiuto e non fa domande. La nicotina mi entra nei polmoni e per qualche secondo mi sento bene.La abbraccio e riparto. Guido per cinque ore senza sosta e il sonno mi spinge su un campo coltivato a maggese. Il cartone che ho nel baule lo userò come materasso e come coperta. Cicloturisti e passanti manifestano il loro disappunto con commenti fuori luogo. Ora ricordo cosa vuol dire avere tredici anni. Mi sveglio e riparto.Ancora due ore e sarò a destinazione. Dopo soli venti minuti mi fermo a fare benzina, questa macchina non potrei mantenerla per più di una settimana. Scendo per sgranchirmi le gambe mentre il benzinaio sembra incuriosito dalle mie All-stars arancioni, non posso dargli torto. “Fammi il pieno buon uomo”, “certo signore”. Pago e riparto.E' andato tutto troppo bene, sono sotto casa di Jack. Suono, salgo le scale, entro, apro la ventiquattrore e gli consegno le 15 confezioni di phard come da accordo.Ricevo il denaro, saluto, scendo e riparto.

Lo so è un racconto, e il protagonista è il pensiero di progetto. Come una bolla: instabile, incerta, indefinibile, fragile, leggera, eterea e brillante, vola e si adatta al mondo. “Forme, oggetti, pensieri, momenti, colori, materiali, immagini, movimenti, situazioni, profumi, rumori, ricordi. L'io immateriale, instabile, incerto, indefinibile. Cosa sono? Nulla mi può identificare, sono il nulla, l'aria. L'io: enorme complesso mutevole.”Un pensiero mobile, che si adatta e muta di fronte ad ogni oggetto. Sempre alla ricerca di un idea, di un corto-circuito in grado di fargli assumere una forma. Lo stile che sia minimal o decò, non ha la minima importanza e allo stesso tempo è fondamentale. Ogni scelta è puramente funzionale all’idea. Storicamente si sono alternati pensieri e correnti di design che hanno lasciato ai posteri un enorme bagaglio culturale da cui attingere. Le idee vennero applicate al design con più o meno successo. Ora se ne ha la consapevolezza, i linguaggi sono maturati. L’arte è entrata prepotentemente nella nostra vita grazie al mondo della comunicazione. Ogni disciplina artistica è pronta ad essere compenetrata dalle altre, qualsiasi stile diventa fondamentale ed insignificante, il linguaggio è al sevizio dell’idea. In questo clima di estrema libertà creativa i progetti migliori sono proprio quelli in grado di richiamare al pubblico il maggior numero di relazioni e collegamenti mentali.
Andrea