venerdì, aprile 11, 2008

L'UOMO

L’ Uomo La condizione antropologica

Nella Bibbia vi sono due termini che designano l'uomo:

* (ebr.) אדם (âdâm); (gr.) νθρωπος (anthrōpos); (lat.) homo. Designa l'uomo in generale, l'essere umano, come individuo ed anche come specie, in quanto si differenzia dagli animali, ma anche ha di comune con essi. אדם (âdâm) ha la stessa radice di אדמה ('ădâmâh), la terra, con allusione al colore dell'argilla אדם ('âdôm) essere rosso. בּן אדם (bên âdâm), figlio dell'uomo, designa il singolo, come figlio della specie umana, dell'umanità.

* (ebr.) אישׁ (îysh); (gr.) νήρ (anēr); (lat.) vir, l'uomo individuo, nella sua forza e nel suo valore. Questo concetto è anche espresso, quando si tratta di guerrieri, eroi, dal termine גּבּר (gibbôr), il forte; mentre il poetico אנשׁ ('ĕnash) soprattutto nell'espressione di Daniele בר אנשׁ (bar nâsha'), il "figlio dell'uomo".



Credo si possa tranquillamente dare una definizione di Uomo. Secondo Friedrich Nietzsche “l’Uomo è l’animale non ancora stabilizzato”. In questo saggio, in accordo con Arnold Gehlen e i maggiori pensatori occidentali, intendiamo l’Uomo come quel animale con una innata carenza biologica istintuale. Mi spiego.

L’Uomo, a differenza dell’animale nasce con numerose carenze fisiche ed istintuali. Tali carenze sono determinabili dalla sua scarsa specificità. È per questo che non nasciamo con uno scopo ben preciso e neanche con gli “strumenti” per raggiungerlo. Tutto ciò ci consente però di sviluppare quella (per paradosso) “specifica genericità” necessaria a spingerci all’Azione generatrice di Tecniche. Tecnica con la quale ci è permesso “svelare” l’Ambiente, trasformando la Natura in Mondo. Tecnica che così diventa la caratteristica fondamentale e distinguente dell’Uomo, l’unico vero modo attraverso il quale ci distinguiamo dall’animale.

Per esempio un granchio ha in dotazione le chele con le quali schiacciare le noci. Mentre l’Uomo non ha in dotazione, nel suo corpo, uno “strumento”che come le chele che gli permetterebbero di aprire le noci. Però, proprio grazie alla genericità della sua mano e al suo deficit istintuale ha, per mezzo della Azione, svelato una serie di procedure tecniche in grado di fargli progettare lo schiaccianoci.

In definitiva la Tecnica come essenza dell’Uomo con la quale riesce a sopravvivere nell’Ambiente svelando la Natura in Mondo. Ora, presa per buona questa definizione che riassume in una frase il rapporto esistente tra i tre capitoli di questa prima parte ho intenzione di spingere l’attenzione di questi tre “attori” (Uomo, Ambiente e Tecnica) verso un’analisi antropologica-filosofica posta in relazione al nuovo mondo della progettazione e del design.


Partenza , pronti , Via.


Ormai è assodato, ci muoviamo in uno scenario in perenne mutamento in cui diviene sempre più importante avere gli attrezzi giusti per muoversi, veloci. Navigare modificando continuamente assetto. Essere preparati a condizioni ambientali che si ripetono raramente e cambiano di continuo. Il sociologo Zigmunt Bauman nel libro Modernità Liquida traccia una lunga analisi dei processi di trasformazione del concetto di modernità all’inizio del XXI secolo. Liquido indica per Bauman l’idea di una fase della materia in cui essa non possiede una forma propria ma quella del suo contenitore. I fluidi non conservano mai a lungo la propria forma e sono sempre inclini a cambiarla, tendono quindi a non fissare lo spazio e non legare il tempo ma a seguire il flusso temporale delle trasformazioni.

I liquidi cercano sempre la forma che gli consente meno “stress” ed al contrario dei corpi solidi, che annullano il tempo, per i liquidi diviene l’elemento più importante. La straordinaria intuizione di Bauman consiste nel considerare la «fluidità» o la «liquidità» come metafore volte a comprendere la natura dell’attuale e per molti aspetti nuova fase nella storia della modernità. Nella fase liquida le particelle sono legate l’un l’altra tramite legami deboli e facilmente intercambiabili mentre la fase solida è caratterizzata da legami forti e fissi. Tale condizione, fuor di metafora simboleggia un processo di liquefazione dei “classici” termini come «sistema» o «società» per lasciare spazio alla «politica della vita», dal livello «macro» a quello «micro». Ne consegue una modernità individualizzata, privatizzata, in cui oneri ed onori ricadono sulle spalle dell’individuo.

Il XXI secolo è quindi caratterizzato da cambiamenti dal basso e per questo poco visibili ma al contempo sempre più profondi. L’ uomo senza quantità di Andrea Branzi è una figura che non ha coscienza dell’esistenza di fenomeni lenti e progressivi, che stanno cambiando silenziosamente l’intorno antropologico. Le grandi ideologie sono morte, frantumate in intellettualità singole, deboli ma diffuse ed in grado di cambiare le cose più profondamente perché ne minano le radici che, per definizione, sono difficili da vedere.

Sarebbe sciocco negare il profondo mutamento che tali condizioni hanno introdotto ed introdurranno nell’esistenza umana. Sarebbe stupido continuare a comportarsi secondo strutture di pensiero legate a solide fondamenta. Non avere le fondamenta o averle in perpetuo mutamento significa vivere nell’incertezza. Diventa possibile non sbagliare mai e di conseguenza non essere mai certi di essere nel giusto. Nulla distingue se una mossa è migliore di un’altra, tra le tante possibili, né prima né dopo. Il prezzo da pagare o il vantaggio che ne consegue è il dissolversi del pericolo di sbagliare. L’infinità perplessità, la totale indeterminazione, un’insaziabile incertezza.