martedì, gennaio 23, 2007

AUTOIDENTITA' - CAP. 2 - A14 vs. SS9


A14 vs. SS9
F. mi telefona: “Raggiungimi subito!”. Mi vesto velocemente, salto in macchina, e parto. L’autostrada mi consentirà di arrivare prima.
Per prendere l’autostrada a Faenza devi passare attraverso la così detta “zona industriale”. Ovviamente ho fretta, ma una lunga fila di autorimorchi che mi precede non è dello stesso parere. Questa zona non mi piace, la mia città come molte altre sta sviluppando una sorta di quartiere esterno “cuscinetto” tra autostrada e città. Potete trovarci: grossi centri commerciali, grosse catene di elettrodomestici, grosse multisale cinematografiche, grosse fabbriche, grossi edifici/uffici, grosse mense, grosse catene alberghiere, grosse cose. Un insieme di posti in cui un disorientato viaggiatore si identifica, riconosce! Quindi una sorta di zona franca, una camera di inquietante decompressione tra il non e il luogo.
Tutto ciò mi porta fino al casello. Mi viene indicata la corsia dove ritirare il biglietto di ingresso, come estrarlo, la direzione è Ancona. Il ticket nasconde le informazioni in un a banda magnetica.
Mi immetto in una strada a tre corsie e la mia velocità cresce progressivamente fino ai 130 km/h.
In pochi minuti sono all’uscita di Cesena, esco, pago. Non ho visto niente, nella testa la colpa è della fretta. Qualche ora e si tornerà a casa.
Il tempo in questo caso è passato velocemente, ne avanzo abbastanza. Per il viaggio di ritorno la strada è la famosa via Emilia (arteria stradale di origine romana) o che dir si voglia SS9.
Da Wikipedia: La via Emilia è una strada romana fatta costruire dal console Marco Emilio Lepido per collegare in linea retta Rimini con Piacenza. Oggi è classificata come strada statale con la denominazione SS 9 ed il termine del percorso a Milano. L'arteria venne costruita tra il 189 e il 187 a.C.. In quel periodo la colonia di Placentia era circondata da Galli Boi che, nonostante fossero stati sconfitti, non avevano voluto firmare la pace con Roma. Il pericolo di rivolte era quindi reale. Roma decise allora di realizzare una strada militare fino a Placentia per far spostare velocemente l'esercito allo scopo di reprimere eventuali rivolte boiche. Alcuni decenni dopo la via Emilia venne prolungata da Piacenza a Milano.Le maggiori città attraversate, di fondazione romana o rifondate dai romani, sono: Cesena (Caesena), Forlimpopoli (Forum Popili), Forlì (Forum Livii), Faenza (Faventia), Imola (Forum Cornelii), (Claterna, scomparsa nel VI sec. DC a seguito della guerra Greco-gotica), Bologna (Bononia), Modena (Mutina), Reggio Emilia (Regium Lepidi), Parma, Fidenza (Fidentia), e Piacenza (Placentia). La via Emilia romana passava inoltre per l'importante città di Laus Pompeia, oggi Lodi Vecchio (circa cinque chilometri a ovest rispetto all'attuale città di Lodi).La via Emilia collegava due importanti strade romane: la via Flaminia, strada consolare che partiva dalla Roma e terminava proprio a Rimini, colonia fondata nel 268 a.C.; e la via Postumia, che da Piacenza giungeva ad Aquileia, ultimo centro importante del Veneto prima dei confini della provincia italica, cioè la penisola italiana, sottoposta direttamente al potere romano.La via Emilia è ancora oggi l'arteria fondamentale dell'Emilia-Romagna, regione a cui ha dato il nome. Parallelamente al suo tracciato sono state costruite l'Autostrada del Sole e le ferrovie Milano - Bologna e la Direttrice adriatica che parte da Bologna, per poi entrare in Romagna e attraversarla fino a Rimini.
Il confronto con l’A14 è inevitabile. Punto primo la velocità. È facile intuire che l’andamento in una strada statale è inferiore, l’occhio non più concentrato ha il permesso di vagare. Accelerazione vs. Visione, come in una proporzione inversa in cui all’aumentare della velocità diminuisce la visione. Il ritmo della percezione è rallentato e allo stesso tempo stimolato dai segni del tempo.
Un nonluogo come la via Emilia si è progressivamente/paradossalmente guadagnato una identità diventando un nucleo attrattore di culture e persone. L’utopia di una città-strada, qui è quasi reale. Un unico e compatto nucleo di abitazioni nate ai bordi della SS9 unisce le città; Imola a Faenza, Faenza a Forlì, Forlì a Cesena, etc. etc. Il processo del tempo, i flussi migratori e l’uomo hanno creato la sensazione di non lasciare mai la città-strada, di spostarsi in un luogo unico e non più di passare da luogo a nonluogo!
Esempio principe di questa condizione è quello della stazione di Bologna. Questa; grazie ad un evento che possiamo chiamare generatore come il famoso attentato esplosivo, ha improvvisamente acquistato una storia, delle relazioni, delle emozioni… da macchina a essere.

“…solo una catastrofe, oggi, è in grado di produrre effetti paragonabili alla lenta azione del tempo. Paragonabili ma non simili.” Marc Augé
Da Wikipedia: La strage di Bologna è stato uno degli atti terroristici più gravi che abbiano insanguinato l'Italia nel secondo dopoguerra. Sabato 2 agosto del 1980, alle ore 10.25, esplose alla stazione ferroviaria di Bologna un ordigno a tempo contenuto in una valigia abbandonata nella sala d'aspetto. L'esplosione uccise ottantacinque persone, ferendone oltre duecento, e fu per la città di Bologna e per l'Italia intera una pietra miliare della coscienza collettiva del paese, che prendeva atto di una recrudescenza del terrorismo. La detonazione (prodotta da una miscela di tritolo e T4) si udì nel raggio di molti chilometri e distrusse gran parte della stazione investendo in pieno il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario. In quel giorno di piena estate la stazione era affollata di turisti e persone in partenza o di ritorno dalle vacanze. La città - incredula ed impreparata per una simile evenienza - reagì con orgoglio e prontezza: non essendo sufficienti le ambulanze per trasportare i feriti agli ospedali cittadini, vennero impiegati anche autobus e taxi.
Processo violento ed improvviso, opposto ma simile a quello della via Emilia. Indubbiamente valore aggiunto!
Interstizio disciplinare o eccezione alla regola che potrebbe rappresentare uno sguardo sul futuro? Può l’umanità con il suo passaggio non creare identità? Non creare relazioni? Credo di no.
Ma allora è possibile grazie all’architettura, il design e/o le interfacce creare i presupposti per una umanizzazione (o “de-nonluoghizzazione”) dei nonluoghi? Credo di sì.
Entrando e uscendo da Forlì mi rendo conto dell’utilizzo delle rotatorie proprio in quelle zone che ho definito “cuscinetto”. La rotonda è contemporanea, è surmoderna, il semaforo non più! Si passa velocemente senza l’obbligo di fermarsi, hai delle possibilità.
Tangenziali o circonvallazioni nascono ai bordi della città per consentirti un passaggio più veloce. Il tempo prima di tutto come valore assoluto.
Ma non è finita; arriverà la qualità, la bellezza, la sensibilità e come sempre la funzione troverà un compromesso con l’uomo.