mercoledì, novembre 07, 2007

RESIGN by DO nucleo culturale



Le premesse

Nel 2007 è stato presentato un nuovo progetto ogni 3 minuti e mezzo e il numero dei designer cresce esponenzialmente di anno in anno. E’ sempre più difficile giustificare la ricerca di nuove possibilità da applicare agli oggetti. Abbiamo di gran lunga soverchiato il sovraffollamento seriale del pop con un incredibile e forse non richiesta abbondanza concettuale: gli oggetti non solo sono tantissimi, ma sono tutti portatori di vari messaggi, di tante logiche, di tanti punti di vista. La tecnologia e la conoscenza mediamente possedute da designer ed architetti porta quasi necessariamente alla creazione di prodotti di un certo valore merceologico, ben più difficile è conferire valore simbolico diverso dall’esclusività. La creazione di valore nel mercato deriva sempre più dalla creazione di valore simbolico, identitario esperienziale, tanto da far parlare di una economia della conoscenza in cui il valore attribuito ad un oggetto dipende sempre più dal contenuto intrinseco in termini di know how e dal significato interpersonale che gli viene attribuito.


L’approccio

Questi sono solo alcuni dei dati che evidenziano l’aumento della complessità che caratterizza lo scenario socio-economico attuale. La crescita esponenziale di flussi di persone, di idee, di informazioni ha causato un cambiamento radicale nella concezione delle categorie di spazio e tempo, principi attraverso i quali le persone attribuiscono senso all’esperienza, individuale e collettiva. La progressiva diminuzione della distanza, fisica e sociale, delle persone ha generato quello che potremo definire “brain storming globale”: ovvero la situazione in cui sempre più individui, potendo accedere, anche autonomamente, ad una quantità di informazioni sempre

crescente, costruiscono percorsi di senso individuali, soluzioni adattative autoreferenziali alla complessità del sistema sociale. Questo processo, caratteristico della post-modernità, agisce simultaneamente in una doppia direzione: da un lato, libera definitivamente l’individuo dai vincoli caratteristici del passato, consentendogli di sperimentare esperienze e percorsi di senso sempre possibili altrimenti; dall’altro, limita la possibilità di creare un sistema stabile di significati attraverso il quale giungere ad una rappresentazione coerente della realtà. L’eccessiva frammentazione di significati che siamo chiamati a gestire nel lavoro e nelle relazioni interpersonali limita la possibilità di giungere ad identità forti, capaci di resistere di fronte ai molteplici significati attribuibili all’esperienza.

Alla grande proliferazione di idee a cui stiamo assistendo, spesso coerenti fra loro ma isolate, è accompagnata una grossa dispersione di energie creative causata dal fatto che l’eccessiva autoreferenzialità non permette una cumulatività e una complementarità delle conoscenze, indispensabile per gestire la complessità del contesto socio-economico contemporaneo e giungere a soluzioni realmente innovative. Le incongruenze caratteristiche del post-fordismo possono essere risolte solamente adottando un paradigma nuovo, reticolare, basato su un tipo di razionalità non più strumentale ma riflessiva, che tenga in considerazione il potenziale impatto dell’azione umana

sull’ambiente, sociale e naturale, valorizzi l’importanza delle relazioni attraverso la complementarietà delle competenze e il processo di propagazione/democratizzazione della conoscenza.


Il metaprogetto

Lo scenario precedentemente rappresentato, caratterizzato in ultima analisi da una grande ricerca di significati ad alto valore identitario, suggerisce che oggi conviene concentrarsi, più che sugli oggetti e sui progetti, sui processi e sulle relazioni rispetto alle quali i progetti divengono delle conseguenze. Il metaprogetto REsign prefigura una sorta di rivoluzione copernicana per la quale il processo progettuale, da strumento al servizio della produzione, diventa mezzo per l'instaurarsi di relazioni sensate: il senso di un oggetto non sarà quello di essere più o meno bello ma nella capacità che avrà di porsi come "creatore" di relazioni dense e ad alto contenuto identitario. In quest’ottica, REsign è una metodologia che si propone di adottare un approccio sostenibile alla progettazione sia da un punto di vista relazionale/sociale che ambientale.

Tale metodologia si basa essenzialmente su tre principi inspirati alla logica della riflessività:

  • L’importanza di incanalare la creatività diffusa in percorsi di senso condivisibili.
  • L’importanza, in termini identitari e di capitale simbolico, dell’esistenza di una rete di relazioni dense.
  • La necessità di rivedere le modalità di progettazione verso la sostenibilità, considerando preventivamente l’ennesimo potenziale riuso di un oggetto e il suo impatto sull’ambiente naturale e sociale.

Resign è quindi “riuso dei segni”, una ricombinazione creativa dei segni di cui sono permeati gli oggetti dimessi e scartati dal processo produttivo main stream al fine di generare, attraverso il riuso, nuovo significato ad alto valore identitario e interpersonale.

Resign è un metaprogetto composto da:


  • Un Atelier in cui sperimentare il modello della “Bottega 2.0” basato su metodologie di lavoro innovative inspirate ad una logica riflessiva, incentrate sulla trasmissione e sulla condivisione del sapere, sulla democratizzazione della conoscenza, sulla rivalutazione della lavorazione manuale e sulla creazione di relazioni dense, faccia a faccia, ad alto contenuto identitario.
  • Un Network di relazioni basato sull’importanza strategica della complementarità delle competenze quando si agisce in un contesto complesso come quello attuale. Tale rete, di cui l’Atelier rappresenta un nodo, è formata dai legami fra soggetti che possiedono competenze differenti e che provengono da contesti diversi. L’alto livello di eterogeneità dei soggetti coinvolti, se opportunamente gestito al fine di indurre tali soggetti ad agire secondo una logica di sistema integrato, diviene strategicamente rilevante nell’ottica di implementare una metodologia di progettazione come quella perseguita. In questo senso Resign rappresenta ciò che emerge dalle relazioni fra i soggetti coinvolti e che supera la loro semplice somma.

Rappresentazione del network:



Finalità

Il Network fornisce all’ Atelier gli input, in termini di risorse cognitive, umane e materiali, necessari per intraprendere le seguenti attività/servizi:


  • Educazione: attraverso seminari, workshop e laboratori rivolti alla cittadinanza e riguardanti i principi che caratterizzano l’approccio di REsign.
  • Formazione: attraverso stage e tirocini realizzati in collaborazione con istituti e studi di grafica, design e architettura.
  • Ricerca: per aumentare costantemente le conoscenze possedute dagli attori che costituiscono il network nell’ottica del miglioramento continuo.
  • Consulenza e progettazione (spin-off della ricerca): l’Atelier ha come obiettivo quello di generare un’impresa creativa impegnata nella realizzazione di oggetti ed allestimenti commissionati da soggetti terzi.

I servizi e i prodotti realizzati verranno immessi nel mercato attraverso canali innovativi, differenti dalla semplice vendita (scambio simultaneo di equivalenti) ed incentrati sulla creazione di un legame diacronico e biunivoco fra le parti.
Alcuni esempi di modalità utilizzabili sono: scambio ad abundanziam, oggetto liberato, mostre praticate, aste, progettazione partecipata, progettazione a domicilio.

Format attivo nella città di Faenza



Network esistente




Contatti


Resp. Atelier: Andrea Magnani
Tel.: +39 3393022824

Resp. Organizzativo: Pier Carlo Masotti
Tel.: +39 3294199467

Sede: via Mura Mittarelli 34
48018 Faenza (Ra), Italia

Web: www.resign.it
info@resign.it


A project by:
DO - nucleo culturale
48018 Faenza (RA)
Via Mura Mittarelli, 34
www.ildo.tvinfo@ildo.tv