lunedì, marzo 05, 2007

(001) Riflessioni di un isiota convinto: l'Ars di arrangiars e Fuffa Design

Per chi non lo sapesse ancora (e so che siete in molti tra gli studenti) l’ISIA di Faenza non ha mai partecipato a così tanti eventi come nell’anno accademico 2006/2007. Partecipare ed organizzare nuovi eventi è un buon sintomo perchè significa che l’Istituto sta veramente cambiando in meglio; anche se mettersi in mostra è solo l’atto più evidente che un’istituzione possa fare per far puntare i riflettori su di sé, sulle proprie qualità e aumentare di conseguenza il proprio prestigio.

Ars di Arrangiars.
Storicamente l’ISIA di Faenza ha partecipato a non più di una ventina di eventi, per la maggior parte auto finanziati e auto gestiti, escludendo le non sempre puntuali inaugurazioni dell’Anno Accademico. La media fatica ad arrivare a un evento all’anno mentre se ne possono contare ben tre solo quest’anno, di cui uno di importanza mondiale, il Salone Satellite.

Da quando mi sono iscritto all’ISIA (a.a. 2000/2001) ho sempre assistito alla grande voglia di apparire da parte degli studenti iscritti con i loro lavori e progetti. La verità e che gli studenti si sono sempre lamentati che l’Istituto non si adopera abbastanza per aiutarli in questo, e così solo chi si è sempre “sbattuto” da solo ha ottenuto qualche risultato.
Francamente devo dire che se parliamo della carriera personale di ogni singolo studente penso che la dura arte dell’arrangiarsi (ars di arrangiars mi piace chiamarla) sia ancora la migliore palestra. Se invece parliamo di quello che la scuola può fare per aumentare la propria visibilità allora non si può escludere la parola-chiave qualità: ciò su cui punta la formazione di cui siete oggetto all’ISIA.
Se l’ISIA fosse un’azienda venderebbe qualità, e non a caso facciamo parte del comparto AFAM: Alta Formazione Artistica e Musicale, dove per “alta” leggasi “di valore”. Tutti gli ISIA puntano molto sulla qualità del loro prodotto ed è questo che li differenzia da ogni altro contesto privato o corso universitario.
“Beh, cosa c’è di diverso dagli altri corsi? Anche lo IED punta sulla qualità..”. Domanda lecita. Di diverso c’è che essendo i percorsi formativi degli ISIA e dell’Università diametralmente opposti è facile capire che il risultato che si vuole ottenere (lo studente formato) sarà altrettanto diverso.

Fuffa Designer sarai tu .
Se vi iscriveste all’università di Architettura, oltre a pagare tasse più alte ed essere una “x nel ciclo dell’azoto”, potreste godere della libertà di scegliervi in autonomia il vostro percorso formativo; arrivati a dovervi specializzare (dopo i consueti tre anni, non subito) dovreste scegliere tra le decine di corsi disponibili: Transportation Design, Product Design, Visual design, Pattern Design, Lightning Design, Fuffa Design e così via.
Alla fine dei vostri studi diventereste laureati in architettura con specializzazione in Fuffa Design. Domanda: Nel biglietto da visita cosa scrivereste? “Designer”?
Sbagliato.
Al massimo potreste essere solo Fuffa Designers.
Visto che siete iscritti all’ISIA il secondo esempio sarà più facile: il percorso formativo NON lo potete scegliere voi, non almeno nel triennio, e comunque anche al secondo livello – una volta scelto l’indirizzo – il percorso sarà rigido.
Questa inflessibilità, però, serve agli ISIA per garantire la qualità del proprio prodotto, cioè voi (“perché voi valete” dice lo spot…ce l’avranno mica rubato?!?! ;-).
Il risultato finale è che voi potreste scrivere molto più legittimamente sul biglietto da visita “Professione Designer” – anche se non sarebbe ancora vero del tutto, perché un vero designer non si forma in soli cinque anni, ma questa è un’altra faccenda*…

Insomma, gli ISIA mirano a formare figure professionali estremamente flessibili, capaci cioè di adeguarsi ad ogni situazione lavorativa grazie alle proprie conoscenze che spaziano tra le varie discipline tecniche e le correnti del Design contemporaneo. Specializzarsi in Fuffa Design non interessa agli ISIA e non dovrebbe interessare neppure a voi perché significherebbe puntare su un prodotto limitato già in partenza: il fatto che negli ultimi dieci anni – per esempio - sia glamour essere un car designer o un arredatore d’interni non fornisce motivi sufficienti per limitarvi ad essere solo car designers o arredatori d’interni.
Questo è anche uno dei motivi per cui non è possibile aprire quaranta corsi facoltativi all’ISIA (perché se no faremmo pure un corso di "salumeria e insaccati" se facesse figo). L’ISIA mira a darvi gli strumenti per diventare designers nel senso più ampio del termine e non ha necessariamente l’obbligo di piazzarvi sul mercato come dipendenti di qualche azienda, seppur prestigiosa - chissà.

C’è un ultimo fattore che influenza la formazione che impartiscono gli ISIA e li differenziano da tutto il resto del panorama italiano: la forte sensibilità per i problemi di carattere etico e sociale. Ora potrà anche sembrare scontato, ma in Italia gli ISIA detengono il primato assoluto visto che ereditano questo atteggiamento direttamente dai modelli formativi di Ulm, e quindi si parla degli anni ’60.
Questo è un motivo in più per capire quanto siamo distanti da quell’aura trendy (di derivazione anni ’80) che aleggia attorno alla parola Design e ne fa solo una cosa da ricchi a giudizio del pubblico.

Frequentare le lezioni di Metodologia e di Design significa potersi confrontare direttamente col docente che, vi ricordo, nella maggior parte dei casi è un professionista e sa come funzionano le cose là fuori.
Non limitatevi a fare contenti i vostri genitori perché vedono che siete dei creativi e che probabilmente finirete col fare l’aiuto grafico nello studio sotto casa (senza nulla togliergli, per carità). Mirate in alto piuttosto, sfruttate le vostre possibilità, non ingabbiatevi su discorsi del tipo “a me piacciono le lampade quindi voglio disegnare solo lampade in futuro” perché il mondo non ha bisogno (solo) di lampade ma di idee innovative per vivere sempre meglio inquinando sempre meno, questa è la priorità.
Quale strada scegliere e quale stile adottare, poi, sta a voi deciderlo.